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Eventi

Guida operativa sull'alternanza scuola-lavoro

12 ottobre 2015

Il Miur ha pubblicato le attese ‘Linee guida’ sull’alternanza scuola-lavoro. Il Documento (sessanta pagine più allegati), dopo una essenziale ricostruzione storica  della nozione e delle esperienze di ‘alternanza’ realizzate in Italia, la definisce  come un “percorso unico e articolato da realizzare in contesti operativi con una forte integrazione ed equivalenza formativa tra esperienza scolastica ed esperienza lavorativa”.

Prevale sempre comunque, come previsto fin dalla legge n. 53/2003, che l’aveva introdotta in forma organica per la prima volta, la dimensione curricolare e educativa dell’attività di alternanza, anche se le discipline, come si legge nelle Linee guida, “sono necessariamente contestualizzate e coniugate con l’apprendimento mediante esperienza di lavoro”.

La valutazione finale degli apprendimenti, a conclusione dell’anno scolastico, resta in ogni caso riservata ai docenti del Consiglio di classe, “tenuto conto delle attività di valutazione in itinere svolte dal tutor esterno sulla base degli strumenti predisposti”. Il tutor formativo esterno infatti, ai sensi dell’art. 5 del D.Lgs. 15 aprile 2005, n. 77, non partecipa allo scrutinio ma “fornisce all'istituzione scolastica o formativa ogni elemento atto a verificare e valutare le attività dello studente e l'efficacia dei processi formativi”.

I regolamenti sul riordino degli istituti professionali e degli istituti tecnici stabiliscono, peraltro, che le Commissioni di esame “possono avvalersi di esperti del mondo economico e produttivo di documentata esperienza nel settore di riferimento; tale indicazione consente di valorizzare, nell’ambito del colloquio, le esperienze di alternanza scuola lavoro realizzate dallo studente, come ribadito nelle ordinanze ministeriali sull’esame di Stato”.

Nel complesso, almeno per quanto riguarda gli istituti tecnici e professionali (non i licei, dove il ‘peso’ delle attività in alternanza è più limitato), il lavoro viene riconosciuto come fonte di  apprendimento al pari della frequenza scolastica. Basterà a colmare il gap tra il mondo della scuola e quello del lavoro?